L U D W I G    W I T T G E N S T E I N

N o t e    s u    ' I l    r a m o    d ' o r o '    d i    F r a z e r








I




Il modo in cui Frazer rappresenta le concezioni magiche e religiose degli uomini è insoddisfacente perchè le fa apparire come errori .
Allora Agostino era in errore, quando in ogni pagina delle Confessioni invoca Dio?
Ma - si può dire - se non errava Agostino, errava però il santo buddista, o qualunque altro, la cui religione esprimesse concezioni affatto diverse.
Nessuno di essi invece sbagliava, se non quando enunciava una teoria.



Mi sembra già sbagliata l'idea di voler spiegare un'usanza, per esempio l'uccisione del re-sacerdote.
Frazer non fa altro che renderla plausibile a uomini che la pensano come lui.
E' davvero strano che tutte queste usanze finiscano per esser presentate, per così dire, come sciocchezze.
Ma non sarà mai plausibile che gli uomini facciano tutto questo per mera sciocchezza.



Può darsi (oggi avviene spesso) che l'uomo abbandoni un'usanza quando abbia scoperto un errore su cui quest'usanza poggiava. Ma questo capita appunto solo là dov'è sufficiente far notare a qualcuno il suo errore perchè desista dal suo modo d'agire. Questo però non è il caso quando si tratta dei costumi religiosi di un popolo e proprio perciò non si tratta di un errore.



Credo che l'impresa di dare una spiegazione sia sbagliata già per il semplice motivo che basta comporre correttamente quel che si sa, senza aggiungervi altro, perchè subito si produca da sé quel senso di soddisfazione che si ricerca mediante la spiegazione.
E qui non è affatto la spiegazione a renderci soddisfatti. Quando frazer, all'inizio, ci racconta la storia del re della foresta di Nemi, lo fa con un tono che indica che qui avviene qualcosa di strano e terribile. Ma alla domanda ' Perchè questo avviene? ' si risponde poi così: perchè è terribile. Vale a dire che proprio ciò che in questo evento ci pare terribile, enorme, pauroso, tragico, etc., tutto tranne che banale e insignificante, proprio questo ha dato origine all'evento.



Qui si può solo descrivere e dire: così è la vita umana.



La spiegazione è troppo incerta rispetto all'impressione che ci fa l'evento descritto.



Ogni spiegazione è un'ipotesi.



Se qualcuno però è reso irrequieto dall'amore, troverà scarso aiuto in una spiegazione ipotetica - essa non lo calmerà.



Chi è colpito dalla maestà della morte può darne espressione mediante una vita di tal genere. - E' chiaro però che questa non è una spiegazione: semplicemente sostituisce un simbolo a un altro. Oppure: una cerimonia a un'altra.



Un simbolo religioso non poggia su una opinione.
E l'errore corrisponde unicamente all'opinione.



Gli atti religiosi o la vita religiosa del re-sacerdote appartengono alla medesima specie cui appartiene ogni vera azione religiosa, come per esempio la confessione dei peccati. Anche questa può esser ' spiegata ' e non può esser spiegata.



Bruciare in effigie. Baciare l'immagine dell'amato. Questo naturalmente non poggia su una credenza in un determinato effetto sulla persona rappresentata dall'immagine. Tende a una soddisfazione e la raggiunge pure. O meglio: non tende a niente; agiamo così e ci sentiamo poi soddisfatti.



Il medesimo selvaggio che trafigge l'immagine del nemico, apparentemente per ucciderlo, costruisce realmente la propria capanna di legno e fabbrica frecce letali, non in effigie.



E la magia poggia sempre sull'idea del simbolismo e del linguaggio.



La rappresentazione di un desiderio è eo ipso rappresentazione del suo esaudirsi.
Ma la magia giunge a rapprensentare un desiderio, esprime un desiderio.



L'errore nasce solo quando la magia viene spiegata in termini scientifici.



Quanto siano svianti le spiegazioni di Frazer è dimostrato, secondo me, dal fatto che potremmo benissimo inventarci noi stessi delle usanze, e sarebbe un caso se in qualche luogo non si trovassero davvero. Vale a dire che il principio che regola queste usanze è molto più universale di quel che dichiara Frazer ed è presente nella nostra anima, tant'è vero che noi stessi potremmo escogitarci tutte queste possibilità. - Possiamo immaginarci molto bene che il re di una tribù sia invisibile a tutti, ma anche che debba esser visto da ogni membro della tribù.



Anzi, le spiegazioni di Frazer non sarebbero affatto spiegazioni se in ultima istanza non si appellassero a una tendenza in noi stessi.



Che l'ombra dell'uomo, che ha l'aspetto di un uomo, o la sua immagine speculare, che la pioggia, il temporale, le fasi lunari, l'avvicendarsi delle stagioni, la somiglianza e la diversità degli animali fra di loro e rispetto all'uomo, i fenomeni della morte, della nascita e della vita sessuale, in breve, tutto ciò che l'uomo anno per anno osserva intorno a sé, intrecciato nei modi più diversi, svolga un ruolo nel suo pensiero (nella sua filosofia) e nelle sue usanze, è ovvio o, possiamo dire, è proprio ciò che sappiamo realmente e che è interessante.
Come poteva il fuoco o la somiglianza del fuoco con il sole non impressionare lo spirito umano al suo risveglio? Ma non ' perchè non è in grado di spiegarselo ' (l'ottusa superstizione della nostra epoca): forse che la cosa diventa meno impressionante dopo una ' spiegazione '?



Nessun fenomeno infatti è in sé particolarmente misterioso, ma ciascuno lo può diventare per noi, e ciò che contraddistingue lo spirito umano al suo risveglio è appunto che per esso un fenomeno diviene significante. si potrebbe quasi dire che l'uomo è un animale cerimoniale. Questo è in parte sbagliato, in parte assurdo, ma contiene anche qualcosa di giusto.
Vale a dire che si potrebbe cominciare un libro di antropologia nel modo seguente: se si osserva la vita e il comportamento degli uomini sulla terra, si vede che essi, oltre ad azioni che si potrebbero chiamare ' animali ' quali nutrirsi, etc., etc., ect., svolgono anche azioni che hanno un carattere peculiare e che si potrebbero chiamare ' rituali '.
Sarebbe però assurdo proseguire dicendo che la caratteristica di queste azioni è che derivano da un'errata concezione della fisica delle cose. (Così fa Frazer quando dice che la magia è essenzialmente fisica erronea o medicina o tecnica etc, erronea).



Se si ritiene ovvio che l'uomo si diletti della sua fantasia, si tenga presente che tale fantasia non è come una immagine dipinta o un modello plastico, ma una figurazione complessa formata da parti eterogenee: parole e immagini. allora non si contrapporrà più l'operare con segni grafici o acustici all'operare con ' immagini rappresentative ' degli eventi.



Dobbiamo dissodare l'intero linguaggio.



Frazer: ' Che queste regole siano dettate dal timore dello spirito dell'ucciso sembra sicuro... '. Ma allora perchè Frazer usa la parola ' spirito ' (ghost)? Capisce dunque benissimo questa superstizione, dal momento che ce la spiega mediante un termine superstizioso a lui ben noto. O piuttosto: avrebbe potuto capire da ciò che anche in noi qualcosa tende verso il modo di comportamento dei selvaggi.



Frazer sarebbe capace di credere che un selvaggio muoia per errore. Nei libri per le scuole elementari sta scritto che Attila intraprese le sue grandi guerre perchè credeva di possedere la spada del dio del tuono.



Frazer è molto più selvaggio della maggioranza dei suoi selvaggi, perchè questi non potranno essere così distanti dalla comprensione di un fatto spirituale quanto lo è un inglese del ventesimo secolo. Le sue spiegazioni delle usanze primitive sono molto più rozze del senso di quelle usanze stesse.



La spiegazione storica, la spiegazione come ipotesi di sviluppo è solo un modo di raccogliere i dati - della loro sinossi. E' ugualmente possibile vedere i dati nella loro relazione reciproca e riassumerli in una immagine generale che non abbia la forma di un'ipotesi sullo sviluppo cronologico.



Ora questa legge, questa idea io posso rappresentarla mediante un'ipotesi di sviluppo o anche, [...] mediante il semplice raggrupamento del materiale, in una rappresentazione ' perspicua '.



Il concetto di rappresentazione perspicua ha per noi un'importanza fondamentale. Esso designa la nostra forma di rappresentazione, il modo in cui vediamo le cose.



Tale rappresentazione perspicua media la comprensione, che consiste appunto nel ' vedere le connessioni '. Di qui l'importanza del trovare anelli intermedi.



In questo caso però un ipotetico anello intermedio deve limitarsi a richiamare l'attenzione sulla somiglianza, sul nesso tra i fatti. Proprio come si illustrava una relazione interna fra cerchio ed ellisse trasformando gradualmente l'ellisse in un cerchio, ma non per affermare che una determinata ellisse è scaturita effettivamente, storicamente da un cerchio (ipotesi evolutiva), bensì solo per rendere il nostro occchio sensibile a una connessione formale.



Vorrei dire: il fatto che Frazer ricorra a termini a lui e a noi così familiari come ' spirito ' (ghost) e ' ombra ' (shade) per descrivere le concezioni di questa gente mostra meglio di qualunque altra cosa la nostra affinità con i selvaggi. [...]
Anzi, questa peculiarità non riguarda solo le espressioni ' ghost ' e ' shade ', e si dà troppo poco rilievo al fatto che le parole ' anima ', ' spirito ' appartengono al nostro proprio vocabolario colto. In confronto a ciò è un'inezia se non crediamo che la nostra anima mangi e beva.



Nel nostro linguaggio si è depositata un'intera mitologia.



Nei riti antichi troviamo l'uso di un linguaggio gestuale estremamente sviluppato.
E quando leggo Frazer vorrei dire a ogni passo: tutti questi processi, questi mutamenti di significato, sopravvivono ancora nel nostro linguaggio verbale.



Si potrebbe dire che ' ogni prospettiva ha il suo fascino ', ma ciò sarebbe sbagliato. E' invece corretto dire che ogni prospettiva è significante per colui il quale la vede significante (questo però non vuol dire che la veda diversamente da com'è). Anzi, in questo senso ogni prospettiva è ugualmente significante.
Sì, è importante che io debba far mio anche il disprezzo che chiunque altro può nutrire nei miei confronti, come parte esenziale e significativa del mondo visto dal mio posto.



Credo che l'uomo primitivo si contraddistingua perchè non agisce in base a opinioni (cfr. invece Frazer).
Leggo, fra molti esempi analoghi, di un re della pioggia in Africa cui la gente si rivolge con suppliche quando si avvicina il periodo delle piogge.



Se sono furioso per una qualche ragione, mi può capitare di colpire la terra o un albero con il mio bastone, etc. Così facendo però non credo che la colpa sia della terra o che colpirla possa servire a qualcosa. ' Sfogo la mia collera '. E tutti i riti sono di questa specie. Queste azioni si possono chiamare azioni istintive. - E una spiegazione storica che per esempio affermasse che in tempi passati io o i miei antenati abbiamo creduto che colpire la terra serva a qualcosa sarebbe un imbroglio, perchè queste sono ipotesi superflue, che non spiegano niente. Ciò che importa è la somiglianza dell'atto con un atto di punizione, ma più di questa somiglianza non si può constatare.



Non dev'essere stata una ragione da poco, anzi non può essere stata neppure una ragione, quella per cui certe razze umane hanno adorato la quercia, ma semplicemente il fatto che quelle razze e la quercia erano unite in una comunità di vita, e perciò si trovavano vicine non per scelta, ma per essere cresciute insieme, come il cane e la pulce. (Se le pulci sviluppassero un rito, riguarderebbe il cane).















II




P.168. ( ' In un certo stadio della società, il re o sacerdote è considerato spesso come dotato di poteri soprannaturali o come l'incarnazione di una divinità, e per conseguenza si crede che il corso della natura sia più o meno sotto il suo dominio, ed egli è tenuto anche responsabile del tempo cattivo, della mala riuscita del raccolto e di simili calamità ' ).
Naturalmente non è che il popolo creda che il sovrano abbia queste forze, anzi il sovrano sa benissimo di non averle, o non lo sa soltanto se è uno sciocco o un pazzo. Ma la nozione della sua forza è naturalmente predisposta in modo tale che essa possa accordarsi con l'esperienza, del popolo e del sovrano stesso. Che in ciò una qualche ipocrisia svolga il suo ruolo è vero soltanto in quella misura in cui tale ipocrisia è presente nella maggior parte delle cose che gli uomini fanno.



Qui l'assurdo è che Frazer rappresenta le cose come se questi popoli avessero una concezione assolutamente falsa (anzi folle) del corso della natura, mentre essi danno solo una strana interpretazione dei fenomeni. Cioè, se mettessero per iscritto la loro conoscenza della natura, essa non si distinguerebbe in modo fondamentale dalla nostra. Solo la loro magia è diversa.



Può suonare troppo semplice ma si può dire che la differenza fra magia e scienza consiste in questo, che esiste un progresso nella scienza ma non nella magia. La magia non ha una direzione di sviluppo che le sia intrinseca.



P.179. ( ' I malesi si raffigurano l'anima umana come un ometto, quasi interamente invisibile, e della grandezza di un pollice, che corrisponde esattamente in forma, proporzione e anche in colore all'uomo nel cui corpo risiede. L'ometto è di natura leggera e insostanziale, sebbene non così impalpabile che non possa causare spostamento entrando in un oggetto fisico, e può sgattaiolare in un baleno da un luogo all'altro; è temporaneamente assente dal corpo durante il sonno, l'estasi, le malattie, e permanentemente dopo la morte ' ).
Quante più verità nel dare all'anima la medesima molteplicità del corpo che non in un'annacquata teoria moderna.
Frazer non si accorge che qui ci troviamo di fronte alla teoria di Platone e Schopenhauer.



Nella filosofia odierna ritroviamo tutte le teorie infantili, ma senza quell'aspetto accattivante proprio di ciò che è infantile.



(Capitolo LXII: Le feste del fuoco in Europa ).
La cosa che più salta all'occhio, oltre alle somiglianze, mi sembra essere la diversità di tutti questi riti. E' una molteplicità di volti con tratti comuni che riemergono costantemente ora qua ora là. E verrebbe voglia di tracciare linee che connettano le parti comuni. Ma mancherebbe ancora una parte dell'osservazione, quella cioè che collega questa immagine con i nostri sentimenti e pensieri. Questa parte dà all'osservazione la sua profondità.



Ciò che facciamo valere come evidenza deve contenere la profondità dell'ipotesi. E tale evidenza è a sua volta non-ipotetica, psicologica.



Voglio dire: l'aspetto sinistro, profondo, non consiste nel fatto che la storia di quest'usanza si è svolta così - perchè forse non si è affatto svolta così - e neppure nella possibilità o probabilità che si sia svolta così, ma in ciò che mi dà motivo di supporlo.



No, questo carattere profondo e sinistro non si comprende da sé, se conosciamo soltanto la storia dell'azione esterna; siamo noi che riproiettiamo questa luce sinistra da un'esperienza nell'intimo di noi stessi.
Il fatto che il sorteggio avvenga mediante un dolce è anch'esso particolarmente terribile (quasi come il tradimento mediante un bacio), e che ciò ci paia così terribile è a sua volta essenziale per un'indagine su queste usanze.



I dintorni di un modo d'agire.



Le ipotesi sull'origine della festa di Beltane poggiano comunque su una convinzione: cioè che tali feste non vengono inventate da una persona, per così dire a capriccio, ma richiedono una base infinitamente più larga per sopravvivere. Se volessi inventare una festa, essa ben presto scomparirebbe o verrebbe modificata in tal modo da corrispondere a una inclinazione generale degli uomini.



Ma che cosa si oppone all'ipotesi che la festa di Beltane sia sempre stata celebrata nella sua forma attuale (o recente)? Vien voglia di dire: è troppo assurda per esser stata inventata così. E' come se vedessi una rovina e dicessi: dev'esser stata una casa perchè nessuno erigerebbe un tal mucchio di pietre lavorate e irregolari. E se si domandasse: come fai a saperlo? potrei solo dire: me lo insegna la mia esperienza con gli uomini. Anzi, perfino là dove costruiscono veramente delle rovine, ricalcano le forme di case crollate.
Si potrebbe dire anche così: chi volesse impressionarci con il racconto della festa di Beltane non avrebbe bisogno di esporre l'ipotesi della sua origine, basterebbe infatti che stendesse davanti a noi il materiale (che conduce a quest'ipotesi) senza aggiungere altro.



Ma che cosa allora lo impressiona: l'ipotesi esposta (da lui o da altri) o già il materiale che conduce ad essa? A questo punto potrei però domandare con ugual diritto: se vedo come viene ucciso un uomo - mi impressiona semplicemente quello che vedo o solo l'ipotesi che qui viene ucciso un uomo?



E se anche si trattasse di una rappresentazione assolutamente fredda, domanderemmo inquieti a noi stessi: che scopo ha questa rappresentazione?, qual è il suo senso?! Ed essa, indipendentemente da ogni interpretazione, potrebbe allora inquietarci per la sua peculiare insensatezza.



E potrebbe inquietarci pure il fatto che in determinati giorni i bambini bruciano un uomo di paglia, anche se non ci venisse data alcuna spiegazione. E' strano che essi debbano bruciare solennemente un uomo ! Voglio dire: la soluzione non è meno inquietante dell'enigma.



Sì, ma ciò che io vedo in quei racconti è grazie alla loro evidenza che essi lo acquistano, forse anche un'evidenza che non sembra immediatamente collegata con loro - grazie al fatto che penso all'uomo e al suo passato, grazie a tutte le cose strane che io vedo, che ho visto e udito in me e negli altri.



Tutti questi diversi usi mostrano che qui non si tratta di derivazione dell'uno dall'altro, ma di uno spirito comune.



Giusto e interessante non è dire: questo è nato da quello, ma: questo potrebbe eser nato così.



Se a un uomo si impone un certo pensiero (fuoco-purificazione) e a un altro un altro (fuoco-sole), che cosa potrà mai essere più probabile del fatto che entrambe quei pensieri si impongano a uno stesso uomo. Gli studiosi che vorrebbero sempre avere una teoria!!!



P.680-681. ( ' Anche da noi, in Europa, si credeva che la potenza malefica delle streghe e dei maghi risiedesse nei capelli, e che nulla poteva nuocere a quei malavagi finché conservassero il pelo. Quindi era uso in Francia di radere l'intero corpo degli accusati di stregonerie prima di consegnarli agli aguzzini ' )
Ciò farebbe pensare che in fondo a questo c'è una verità e non una superstizione. (Certo, di fronte allo scienziato stupido è facile abbandonarsi allo spirito di contraddizione). Ma può benissimo essere che il corpo totalmente depilato ci induca in qualche modo a perdere il rispetto per noi stessi. (Fratelli Karamazov). Non c'è dubbio che una mutilazione che ci faccia apparire ai nostri occhi indegni e ridicoli può anche toglierci ogni volontà di difenderci. Come ci sentiamo imbarazzati, a volte - o almeno come si sentono molti uomini (io) - per la nostra inferiorità fisica o estetica.



















































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